Brasile: rischio crisi finanziaria nel 2015

Fare previsioni è il modo più rapido per affondare una reputazione. Ma all’economista Felipe Miranda sembra importare poco. A luglio ha pubblicato una relazione polemica dal titolo ‘La Fine del Brasile’ prospettando mesi tristi e bui per l’economia del Paese.

Por: Equipe Empiricus

Rio de Janeiro – Fare previsioni è il modo più rapido per affondare una reputazione. Ma all’economista Felipe Miranda sembra importare poco. A luglio ha pubblicato una relazione polemica dal titolo ‘La Fine del Brasile’ prospettando mesi tristi e bui per l’economia del Paese.

La relazione è ricca di dati e percentuali sul lavoro, la disoccupazione, la rendita e il livello delle attività economiche.

Miranda non usa mezzi termini: se il Brasile dovesse andare avanti per molto tempo ancora alle stesse condizioni economiche si troverà presto ad affrontare una crisi uguale solo a quella degli anni 90, gli anni del Piano Reale.

“Parlo dell’inflazione alta, della perdita della metà del potere di acquisto del salario, del congelamento dei prezzi, dei problemi di carenze varie come i prodotti sugli scaffali” Così parla Miranda, socio della Empiricus, azienda che si occupa di analisi indipendenti.

La relazione ha fatto infuriare lo staff di Dilma Roussef, intento a preparare la campagna elettorale della candidata.
L’equipe Roussef ha accusato Miranda di fare propaganda allo sfidante candidato alla presidenza Aecio Neves e per questo ha presentato una ‘denuncia’ al Tribunale Superiore Elettorale affermando che la Empiricus interferisce sulle decisioni di voto.

Considerato da alcuni il Nouriel Robini brasiliano, Miranda ha accettato di spiegarci nel dettaglio alcuni temi trattati nella sua relazione.

 

Miranda, che cosa rappresenta esattamente la sua relazione?

Ho voluto creare una sorta di sintesi dettagliata sull’attuale contesto economico. Volevo spiegare ai brasiliani e al resto del mondo che stiamo giocando con il fuoco e che se non ci diamo una regolata le cose peggioreranno. Abbiamo ancora tempo per riprenderci. La gente si è già accorta e tempo che le cose non vanno. La crescita economica del Governo Dilma, se si considera Fernando Collor de Mello e Itamar Franco (gli ex Presidenti del Brasile che si sono succeduti dal 1990 al 1995) come appartenenti ad un unico ciclo, è il più basso dal 1930.

L’inflazione resta al 6,5%, la politica industriale è pessima, la fiducia dell’industria è la più bassa dal 2009. Non c’è stato ancora tempo di dare impulso all’impiego in base agli ultimi dati diffusi da Cadeg, il tasso relativo ai posti di lavoro è il peggiore dal 1998. Se non la finiamo con questa politica adesso, le cose andranno sempre peggio e sarà sempre più difficile creare posti di lavoro, rischiamo di farci travolgere in una spirale molto pericolosa. Cominceremo a registrare di fatto retroazione economica. Pertanto l’imprenditore investirà meno e i posti di lavoro si ridurranno.

 

In sostanza mi sta dicendo che questo è lo scenario che si troverà ad affrontare il prossimo Presidente?

Si. Il problema è come questi grandi candidati hanno intenzione di affrontare lo scenario. Quello che si percepisce oggi è un allineamento molto forte, in termini di gestione economica,  tra il PSDB e il PSB. In relazione al Governo Dilma c’è il dubbio che possa ottenere un secondo mandato. Sarà in grado di riconoscere i suoi errori e fare un passo indietro? Oppure sbaglierà di più? Io ho l’impressione che non sia in grado di rimettere a posto le cose. Può prometterlo, certo, ma sarebbe una menzogna. Dobbiamo capire cosa è peggio: tenerci governanti bugiardi che torneranno a gestire l’economia in maniera ortodossa oppure scegliere quelli che puntano verso una gestione diversa, nuova.

In base a ciò che scrive nella sua relazione sembra che i rimedi presi in considerazione per affrontare questa pseudo crisi vadano a peggiorare anziché migliorare le cose…

 

Dipende. Se non ci fossero rimedi a breve termini, nell’immediato dico, dovremo affrontare un prezzo più alto più avanti perché l’inflazione esploderà. Io credo che Dilma alzerà la posta. E sarà questa la vera fine del Brasile in termini economici. Affronteremo una crisi nel primo semestre del prossimo anno senza ombra di dubbio. Dovremo considerare tre cose: la prima è il rialzo del prezzi. Registreremo, approssimativamente, due punti in più di inflazione. La seconda è la crescita del tasso di interesse negli Stati Uniti. La terza è che il Governo ha chiaramente adottato la strategia ‘noi contro di loro’, contro il mercato di capitali. E come si può riconquistare la fiducia sui mercati se si continua a ripetere che siamo ‘contro’? Così non funziona.

 

Ma se andiamo avanti così cosa succede?

Se continuiamo a fingere che vada tutto bene e portiamo avanti questa politica economica, i problemi si gonfieranno a dismisura e non saremo più in grado di porvi rimedio. A quel punto interverrebbe la Fed…abbiamo bisogno di soluzioni a breve termine che frenino l’economia perché oggi è il Governo stesso a stimolare il consumo aggregato. Il mercato ha bisogno di una routine chiara e trasparente. E’ necessario sbarazzarsi di una contabilità creativa. Solo così gli imprenditori tornano ad avere fiducia.

 

Un membro del Governo è arrivato a dire che l’inflazione va meglio del salario…

Contenere il salario nominale e lasciare galoppare l’inflazione è la stessa cosa. Chi ha detto questo non ha capito molto. Questo è un principio di base dell’economia. Il problema principale di questo Governo è proprio l’incapacità di fare autocritica. Si sono chiusi e non accettano critiche e suggerimenti da parte di nessuno. Io li considero disonesti, anche. Perché quando non accettano una critica esso parlano di censura… Quando io stesso criticai la loro gestione economica mi accusarono di poca intelligenza, dissero che non ero competente. Dissero persino che la mia agenzia si era alleata con Aecio Neves. Non valutarono mai l’ipotesi che io davvero la pensassi in quel modo. Quello che posso garantire è che non sono affatto legato a Neves. Sono convinti che io faccia terrorismo elettorale. Ma sono completamente disconnessi con la realtà, oppure fanno finta… Comunque è un argomento che persino mia madre capirebbe: la borsa sale quando Dilma cade.

 

Sta dicendo che la gestione Dilma e’ stata un disastro?

Che cosa è cresciuto con questo Governo? L’investimento pubblico continua all’1,2/1,3 % del prodotto interno lordo e il consumo del Governo ha battuto il 22% del prodotto interno lordo. E’ il livello più alto di tutta la serie storica. Quello che è cresciuto non sono gli investimenti, bensì i consumi. L’investimento è fondamentale perché entra come domanda aggregata in un primo momento, poi stimola l’offerta in un secondo momento. Il consumo no. Con il consumo aumento solo la domanda, l’offerta si ferma. E in questo caso che succede? Due effetti: o aumenta l’inflazione o aumenta l’importazione. In Brasile si stanno verificando entrambi gli effetti.

L’impressione è che il Governo sia diventato ostaggio di questa politica …

Si. Perché è entrato nella spirale intervenzionista. Bisogna credere nel meccanismo dei prezzi. Il Governo non ci crede. Pensa che il mercato funzioni male e per questo si permette di intervenire in vari settori. Ma quando si interviene per correggere una distorsione se ne creano delle altre. E poi il Governo non capisce che se proteggi un settore ne scopri altri. E’ sbagliato pensare che interferendo in una parte del sistema, il resto continua a funzionare allo stesso modo. Il Governo è convinto che lo Stato è migliore del mercato.

 

Lei sta facendo una previsione ben definita e precisa dei futuri scenari del Brasile. E’ sicuro che si verifichi proprio tutto?

La mia agenzia Empiricus è quella che meno crede nelle previsioni. Fare previsioni è da ciarlatani. Nella nostra relazione non ci sono termini definiti, ma se lei vede una nuvola nera sulla sua testa dice: ‘pioverà’. Io sto vedendo una nuvola nera che si avvicina e sto dicendo che pioverà. Questa non è una previsione. E’ una deduzione di ciò che già si sta verificando. Se non la finiamo con questa politica assisteremo ad una crisi finanziaria nel 2015. Non credo che il Governo attuale stia facendo abbastanza per risolvere questa situazione. L’inflazione fa soffrire i poveri, non i ricchi. Il ricco ha uno stock di ricchezza conservato in banca che rende interessi. La sua spesa mensile che subisce l’inflazione è minore della sua ricchezza. Quando si combatte contro questa politica economica, si combatte a favore del povero, non del ricco.

Fonte: L’Indro